COLOMBIA
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Italiano
Era il 1990 quando decisi di iniziare una lavoro di ricerca nella foresta pluviale del Chocò, un area della Colombia che affaccia sull’Oceano Pacifico dove convivono popolazioni native, prevalentemente Emberà e Waunana, ed i discendenti degli schiavi africani.Nell’arco di alcuni anni mi recai in diversi villaggi ma alla fine concentrai la mia ricerca nel villaggio di Tagachì, in Colombia, raggiungibile solo attraverso il Rio Atrato con 7, 8 ore di navigazione in canoa. Ricordo che alla guida dell’unica canoa che riuscii a trovare, in questo groviglio di fiumi che attraversano tutta la foresta del Chocò, c’era un certo Euclide che si presentò ubriaco, con un fucile calibro 20 ed un pollo perché, mi disse, “… non si sa mai” e non ho mai capito se si riferisse al fucile o al pollo.La popolazione di Tagachì, composta esclusivamente dai discendenti degli schiavi africani, è di lingua spagnola in quanto il loro idioma originale si è perso durante il periodo dello schiavismo.I loro antenati, deportati dall’Africa per lavorare nelle miniere, diedero vita ad una serie di lotte e sollevazioni che portarono alla nascita dei “Palenques”, piccoli villaggi all’interno della foresta costituiti dagli schiavi fuggiti. Nei Palenques non soltanto trovavano rifugio ma vi organizzavano la resistenza ed il contrattacco nei confronti delle miniere per liberare i loro fratelli ancora schiavi.In questa regione gli africani deportati rimpiazzarono i nativi nel lavoro delle miniere e allo stesso tempo gli indigeni furono costretti a coltivare per produrre il necessario per l’alimentazione degli schiavi. Per molto tempo i contatti tra i nativi e gli africani furono piuttosto scarsi se non quando, occasionalmente, unirono le loro forze per combattere gli spagnoli.
Español
Fue en 1990 cuando decidí comenzar un trabajo de investigación en la selva tropical del Chocó, una zona de Colombia que se encuentra frente al Océano Pacífico y donde conviven poblaciones nativas, principalmente Emberá y Waunana, junto con descendientes de esclavos africanos.Durante varios años, visité varios pueblos, pero al final concentré mi investigación en el pueblo de Tagachí, en Colombia, que solo se puede alcanzar a través del río Atrato con unas 7 u 8 horas de navegación en canoa. Recuerdo que el único que pudo llevarme en su canoa por el entramado de ríos que atraviesa toda la selva del Chocó era un tal Euclides, que se presentó borracho, con una escopeta calibre 20 y un pollo porque, me dijo, “…nunca se sabe”, y nunca entendí si se refería a la escopeta o al pollo.La población de Tagachí, compuesta exclusivamente por descendientes de esclavos africanos, habla español ya que su idioma original se perdió durante el período de esclavitud. Sus ancestros, deportados de África para trabajar en las minas, protagonizaron una serie de luchas y levantamientos que llevaron al surgimiento de los “Palenques”, pequeños pueblos dentro de la selva formados por esclavos fugitivos. En los Palenques no solo encontraban refugio, sino que organizaban la resistencia y el contraataque contra las minas para liberar a sus hermanos aún esclavizados.En esta región, los africanos deportados reemplazaron a los nativos en el trabajo de las minas y, al mismo tiempo, los indígenas fueron obligados a cultivar para producir lo necesario para alimentar a los esclavos. Durante mucho tiempo, los contactos entre los nativos y los africanos fueron bastante escasos, excepto cuando, ocasionalmente, unían fuerzas para luchar contra los españoles.
English
It was 1990 when I decided to start a research project in the Chocó rainforest, an area of Colombia that faces the Pacific Ocean and where native populations, mainly Emberá and Waunana, coexist with descendants of African slaves. Over the course of several years, I visited several villages, but ultimately focused my research in the village of Tagachí, in Colombia, only reachable through the Atrato River with 7 to 8 hours of canoe navigation. I remember that the only canoe I managed to find was led by a man named Euclide who appeared drunk, carrying a 20-gauge shotgun and a chicken because, he said, “…you never know,” and I never understood if he was referring to the shotgun or the chicken.The population of Tagachí, exclusively composed of descendants of African slaves, speaks Spanish as their original language was lost during the period of slavery. Their ancestors, deported from Africa to work in the mines, engaged in a series of struggles and uprisings that led to the emergence of “Palenques,” small villages within the forest formed by escaped slaves. In the Palenques, they not only found refuge but also organized resistance and counterattacks against the mines to free their still enslaved brothers.In this region, deported Africans replaced natives in the mines, while indigenous people were forced to cultivate to produce the necessary food for the slaves. For a long time, contacts between natives and Africans were rather scarce, except when, occasionally, they joined forces to fight against the Spanish.